Maserati, la crisi degli ordinativi mette a rischio gli stabilimenti

Crollano gli ordinativi, urge la produzione di un nuovo tipo di auto, la Fim-Cisl ottiene contratti di solidarietà fino a marzo 2019 (senza la firma della Fiom-Cgil ) e la crisi della Maserati di Modena, dopo il drastico calo della produzione delle sedi di Grugliasco e Mirafiori, va in consiglio regionale. A sollevare il tema è il consigliere di Sinistra Italiana Yuri Torri che chiede di «promuovere un tavolo di crisi per la salvaguardia del livello occupazionale» dello stabilimento del Tridente. E sollecita «un intervento diretto per il rilancio complessivo di un marchio importantissimo». Intanto nella sede produttiva modenese, che occupa 220 persone (fino a qualche anno fa erano 300), la tensione cresce. I modelli Gran Turismo, GranCabrio e Alfa Romeo 4c non vendono più da tempo, e si fatica a riempire le ore di lavoro. «È dal 2014 che diciamo che quei veicoli sono vecchi — interviene Cesare Pizzolla della Fiom — Siamo i “gufi”, ma purtroppo avevamo ragione». Praticamente la produzione si limita «al restyling di macchine vecchie di dieci anni. Di Alfa 4c, per esempio, dovevano uscirne una ventina al giorno. Oggi ne escono quattro». Si è aggiunto, infine, il calo di ordini dall’Europa anche a seguito delle nuove normative sulle emissioni. Tutti, concordano, insomma, sull’urgenza di rilanciare l’attività con un nuovo modello e di pianificare la piena occupazione. «Lo stabilimento modenese» non usa mezzi termini Pizzolla, «è a rischio».