Guerra delle Fiere, contro Milano l’asse Bologna-Parma-Verona?

Allo studio un’alleanza strategica fra i tre poli padani che assicuri la supremazia nelle manifestazioni internazionali  legate all’agroalimentare. Ma sotto le Due Torri non si risolve il duello fra soci pubblici e soci privati sul controllo della società, in vista dell’aumento capitale: un altro  intralcio per il piano si ristrutturazione e ampliamento del quartiere.

 

Alleanze strategiche, il piano di restyling e ingrandimento dei padiglioni, ma anche le divisioni che continuano a lacerare il consiglio di amministrazione, costretto a vivere altalenanti tensioni tra i soci pubblici e privati. BolognaFiere è impegnata su queste tre fronti, tentando di superare i problemi che hanno minato il secondo polo fieristico italiano e trascinato nella crisi alcune manifestazioni simbolo, come il Motor Show.
La più grande novità dalle parti di via Michelino riguarda l’ipotesi di un matrimonio con Verona, che metterebbe assieme la seconda e la terza potenza nazionale in ambito fieristico: un’unione in grado di impensierire Milano, da tempo diventata il «cannibale» del settore. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, e quello di Verona, Flavio Tosi, non hanno escluso la possibilità dell’unione, anzi, l’hanno quasi pubblicizzata. E più che possibilista sembra essere anche il numero uno della fiera bolognese, Franco Boni, che però sarebbe pronto a lavorare all’integrazione Bologna-Verona quando sarà confermato alla guida dell’ente: la risposta dovrebbe arrivare entro fine maggio, quando ci sarà un’assemblea di bilancio dal quale dovrebbe arrivare l’ok alla sua riconferma, già chiesta a gran voce da più di un socio. La trama che corre lungo l’Emilia e il Veneto ha un intreccio anche a Parma, altra realtà da tempo in fase di corteggiamento con Bologna per creare almeno la prima tappa di quella holding unica regionale tanto desiderata dal presidente della Regione Stefano Bonaccini: dal progetto sembra invece essersi ormai sfilata Rimini che, ironia della sorte, sempre in Veneto ha trovato la sponda per la crescita futura, fondendosi con Vicenza. L’asse a tre Bologna-Parma-Verona potrebbe però rappresentare un vero attore di primo livello internazionale, puntando in particolar modo sull’agroalimentare, settore nel quale l’Emilia-Romagna ha deciso di fare la voce grossa. Basta citare Vinitaly (Verona), Cibus (Parma) e i saloni bolognesi come Marca, Sana e Eima per capire il grande potenziale che la nuova realtà potrebbe avere in quel ramo, raccogliendo l’eredità dell’Expo milanese e puntando le lancette al 4 ottobre 2017, quando dovrebbe fare il proprio esordio sotto le Due Torri l’attesissimo progetto Fico, definito «Disneyworld del cibo», che già può contare sull’adesione di 40 ristoratori pronti ad occupare nuovi spazi oltre agli stand enogastronomici previsti. Passando ai fatti, le prime ipotesi avanzano la possibilità che in una futura società Bologna pesi il 60% e Verona il 40%, mentre tra via Michelino e Parma l’integrazione passerebbe da una serie di passaggi di quote che porterebbero le Due Torri nella città Ducale e viceversa.
Detto delle possibili alleanze, c’è da registrare anche il super utile da 6 milioni di euro previsto nel budget 2017, il più ottimistico dal 2010 a oggi per via Michelino. I numeri sono stati presentati nel primo cda riunitosi dopo l’aumento di capitale che ha riportato la Fiera in mani pubbliche. Questi temi permettono di  affrontare il secondo argomento che tiene banco ormai da mesi, ovvero il braccio di ferro tra soci pubblici e privati, che ha portato alla fine di marzo al ritorno di BolognaFiere in mano pubblica attraverso un aumento di capitale sottoscritto interamente dai primi, anche attraverso il conferimento alla società BolognaFiere di Palazzo degli Affari (della Camera di Commercio) e Palazzo dei Congressi (dal Comune). I soci privati, insomma, sono rimasti sull’Aventino a causa di uno Statuto che privilegia i pubblici e che questi ultimi non sono disposti a rivedere. Così mancano all’appello sette dei 20 milioni cash necessari per supportare il piano di investimenti pluriennali da 140 milioni in programma.
Ed eccoci al terzo capitolo dell’attuale storia di BolognaFiere, considerando che la crisi sindacale vissuta fino a poche settimane fa sembra essersi chiusa con la rassicurazione di non avere esuberi in via Michelino. La terza partita aperta riguarda, appunto, il restyling e l’ampliamento dell’area espositiva a 140.000 metri quadrati: un’operazione che ha permesso di salvare la permanenza a Bologna di Eima, che a lungo ha minacciato di emigrare a Milano per soddisfare l’esigenza di un quartiere fieristico dalle capacità maggiori. Il progetto di revamping del quartiere bolognese dovrebbe portare diverse migliorie e ampliamenti. Ma sono sorte nuove perplessità in merito ai cantieri del Passante di Mezzo, l’allargamento in sede della tangenziale bolognese che rischia di pregiudicare i lavori per i nuovi accessi a via Michelino. Anche su questo argomento non sembra quindi esserci un orizzonte privo di nubi dopo anni di attesa.

Mauro Giordano